Ad essere stato ferocemente colpito dal Coronavirus è il settore vitivinicolo. La causa risiede nell’assenza improvvisa di domanda – mai compensata dal consumo interno – a seguito della chiusura di bar e ristoranti in tutta Europa.
Ed è la stessa Europa a porsi fattivamente avanti per sostenere questo segmento dell’agroalimentare. E lo fa tramite misure eccezionali di sostegno, che si orientano lungo tre assi:
1) deroga temporanea alle norme dell’Unione europea in materia di concorrenza per consentire agli operatori di organizzarsi autonomamente e di attuare misure di mercato al loro livello per stabilizzare il settore, con riguardo al funzionamento del mercato interno, per un periodo massimo di 6 mesi. Ad esempio, essi saranno autorizzati a pianificare attività di promozione congiunte, ad organizzare l’ammasso da parte di operatori privati e a programmare insieme la produzione;
2) Aumento del contributo dell’Unione europea per tutte le misure dei programmi nazionali di sostegno del 10 %, raggiungendo così il 70;
3) Possibilità per gli Stati membri, di provvedere a pagamenti anticipati agli operatori per le operazioni in corso di distillazione e ammasso di crisi. Gli anticipi possono coprire fino al 100 % dei costi e consentiranno agli Stati membri di utilizzare appieno i fondi dei rispettivi programmi nazionali di sostegno per quest’anno.
IL SETTORE VITIVINICOLO IN CIFRE. Un recente studio condotto da UniCredit colloca il sud Italia al primo posto per specializzazione nei vini da tavola. La quota di produzione nazionale sul totale è salita dal 35% del 2007 al 50% del 2019. Nell’area si conferma in crescita anche la produzione di vini di qualità, che rappresentano oggi circa il 10% della produzione nazionale: i vini certificati sono 92, di cui 65 Dop e 27 Igp, che hanno impatto considerevole sull’economia del territorio per un valore pari a circa 500 milioni di euro.
Un ruolo trainante per la crescita del comparto vitivinicolo del Sud è rappresentato anche dalle esportazioni che sono cresciute di circa il 60% negli ultimi 5 anni, incremento superiore alla media Paese (+26%). L’indagine mostra come tuttavia esistano ampi margini di sviluppo per l’industria vitivinicola delle regioni del Sud, dal momento che i vini dell’area contribuiscono solo per il 3,5% dell’export nazionale. E’ la Puglia, in particolare a contribuire per il 72% alla crescita dell’export dei prodotti vitivinicoli del Sud, seguita dalla Campania con il 25%.
SCENARIO PRE COVID. L’indagine evidenzia inoltre come le imprese del settore vitivinicolo italiano e del Sud, dal punto di vista reddituale e patrimoniale, nello scenario pre Covid contavano nel complesso uno stato generale di buona salute che potrebbe aiutare a contenere i prevedibili rischi di tensioni sul fronte della liquidità legati alla pandemia. Sono soprattutto le imprese di maggiori dimensioni o più strutturate quelle che potrebbero riuscire ad affrontare meglio le tensioni finanziarie.
IMPATTI DEL COVID. Il mercato interno è atteso in contrazione, a seguito delle difficoltà del canale ho.re.ca. (hotel, ristoranti, bar, enoteche, ecc.), che da solo contribuisce per il 42% alla vendita dei vini sul mercato nazionale, e della minore capacità di spesa delle famiglie. Anche l’export è previsto in contrazione per la crisi economica portata dall’attuale pandemia. I cali delle vendite più consistenti sono previsti per vini di gamma medio-alta e alta, spumanti e vini innovativi.
L’ERA DEL POST COVID. Tra i cambiamenti a cui le imprese devono puntare per superare l’attuale momento, oltre al tema del rafforzamento dimensionale e della valorizzazione delle filiere produttive, lo Studio di UniCredit evidenzia come le strategie che le imprese devono mettere in atto per favorire strategie di ripartenza riguardano la costruzione e il rafforzamento di catene di valore di prossimità e la diversificazione dei mercati di sbocco e dei canali di vendita, incluso il potenziamento dell’e-commerce, che in questo periodo sta rivelando grandi potenzialità.