Una tassa sul commercio online per incentivare quello di prossimità: la cosiddetta “Amazon Tax”, ipotesi apparsa nei giorni scorsi nelle aule governative, resta solo un’idea, al momento, ma il solo pensiero è stato in grado di far tremare la “terra” dei corrieri.
Prende il nome dal colosso Amazon, ma non si rivolgerebbe solo al suo operato bensì a quello di tutti i corrieri che consegnato prodotti a domicilio, ad esclusione di quelli riguardanti il cibo.
Su Amazon, infatti, sono presenti milioni di piccole e medi esercenti italiani, che vendono in Italia e all’estero i propri prodotti. Pertanto, al Governo è venuto quasi logico immaginare una tassa sull’economia digitale e che facesse leva sui mezzi di trasporto utilizzati. La Amazon Tax vorrebbe, infatti, incentivare l’uso di mezzi di locomozione ecologici, a discapito dei sistemi di trasporto inquinanti.
Non sono arrivate tardi critiche nei confronti di questa idea del Governo: a dire degli esperti, infatti, inserire una tassa sulla ancora neonata economia digitale equivarrebbe a sferrare un duro colpo nei confronti della sua crescita.
Ecco, dunque, che la Amazon Tax, almeno per il momento, torna nell’ombra, riducendosi a una idea pellegrina. Ma non si esclude che, una volta partorita, come idea, potrebbe diventare anche realtà. Magari con alcuni accorgimenti in più.