Tra le misure messe in campo dal decreto Rilancio, le imprese del settore primario stanno avendo modo di apprezzare lo stanziamento di fondi a loro dedicati per rafforzare le filiere in crisi, i consorzi di bonifica e il settore vitivinicolo. L’obiettivo è l’attuazione di interventi di ristoro per i danni subiti in agricoltura, nella pesca e nell’acquacoltura.
Nello specifico, l’entità economica complessiva degli aiuti governativi che vanno a rimpolpare il bacino del Fondo emergenziale a tutela delle filiere in crisi è di 500 milioni di euro per il 2020. Di 100 milioni di euro, invece, è il valore del fondo riservato alle imprese viticole che, per fronteggiare la crisi di mercato, si impegnano alla riduzione volontaria della produzione di uve destinate a vini a denominazione di origine ed a indicazione geografica tramite la pratica della vendemmia verde parziale da realizzare nella corrente campagna. La riduzione di produzione di uve destinate alla vinificazione, tuttavia, non può essere inferiore al 15% rispetto al valore medio delle quantità prodotte negli ultimi 5 anni, escludendo le campagne con produzione massima e minima, come risultanti dalle dichiarazioni di raccolta e di produzione presentate.
Il decreto Rilancio vuole anche rispondere alla crisi di liquidità del comparto, aggravata dalla sospensione dei pagamenti dei contributi di bonifica, a cui si somma la difficoltà di riscossione del contributo dovuto alle aziende agricole per il servizio di irrigazione. Cassa depositi e prestiti o altri istituti finanziari abilitati potranno, quindi, erogare mutui ai consorzi di bonifica per lo svolgimento dei compiti istituzionali loro attribuiti, fatta esclusione per l’assunzione di personale anche in presenza di carenza di organico. I mutui saranno concessi nell’ambito dell’importo massimo complessivo di 500 milioni di euro, con capitale da restituire in rate annuali di pari importo per cinque anni, a decorrere dal 2021 e fino al 2025. Gli interessi che maturano nel corso del periodo di utilizzo del finanziamento, con decorrenza dal giorno successivo all’erogazione, saranno interamente a carico del bilancio dello Stato, fino alla concorrenza di 10 milioni di euro annui complessivi nel periodo 2021-2025.
La Politica agricola comune (Pac), inoltre, si fa più vicina e rispondente alle esigenze di liquidità della aziende: diventa strutturale l’innalzamento dell’anticipo per l’anno 2020 e sarà corrisposto nella misura del 70% sia nella fattispecie di carattere ordinario (con tempi e modalità fissati a regime) sia nel caso di procedura speciale (con tempi accelerati e modalità semplificata rivolta a coloro che non hanno potuto completare il processo di presentazione della domanda a causa delle misure restrittive adottate per fronteggiare la diffusione del Covid). Ciò significa che anche le aziende agricole che non hanno presentato domanda semplificata poiché hanno seguito la procedura ordinaria, potranno beneficiare dell’anticipo al 70% anziché del 50%.