17.11.20

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Emergenza Covid: a rischio le pensioni degli italiani?

L’impatto della pandemia potrebbe costringere lo Stato a tagliare le pensioni, sebbene al momento non sono a rischio secondo i conti dell’Inps, che al momento restituisce un quadro in ordine. Lo stesso presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, sostiene che finché non ci sarà un problema di deficit per lo Stato, non ci sarà un problema di deficit per l’Inps. Peccato, però, che l’emergenza economica da Covid si intreccerà a breve con la futura riforma delle pensioni: se il pagamento delle pensioni è assicurato nel breve periodo, non potrà esserlo nel lungo periodo. Lo stato dovrà intervenire, come fece nel 1995 e nel 2011. In che modo?

RIFORMA PENSIONI E DEBITO PUBBLICO. Al centro del dibattito della riforma pensioni resta sempre quota 100, cioè il sistema di pensionamento anticipato caro a coloro che hanno maturato o matureranno entro il prossimo anno 62 anni di età e 38 ani di contributi. Un sistema che ha finora permesso a migliaia di lavoratori di liberare posti di lavoro ai giovani, ma che, allo stesso tempo, costa troppo.

La sostenibilità di quota 100 senza una revisione del sistema di calcolo della pensione sarà impossibile. A lanciare l’allarme è la stessa Corte dei Conti, che si è recentemente espressa sulla tenuta del sistema pensionistico tricolore suggerendo al governo di porre un freno agli esorbitanti costi delle pensioni. E’ di oggi, infatti, la notizia che le entrate contributive nei primi nove mesi del 2020 sono scese di 11,8 miliardi di euro (-6,8%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Secondo i giudici contabili, il disallineamento fra entrate contributive e uscite pensionistiche è dovuto al sistema di calcolo contributivo – non tanto, quindi, a quota 100 – che pesa ancora parecchio nel regime misto e che è aggravato dai pensionamenti anticipati, rispetto ai requisiti previsti dalla riforma Fornero per il pensionamento di vecchiaia.

 

QUOTA CENTO, ADDIO? Il suggerimento più o meno velato della Corte dei Conti al Governo è quello di riformare quota 100, introducendo un sistema di penalizzazione della pensione per chi sceglie il ritiro anticipato dal lavoro. Il modello di calcolo è quello già previsto per opzione donna, ma che dovrebbe essere esteso a tutti. Il messaggio è chiaro per la prossima riforma pensioni: chi vuole lasciare il lavoro prima può farlo ma dovrà accettare una penalizzazione di circa il 3% sull’assegno previsto coi requisiti di vecchiaia, ma ancora è presto per dirlo. Il tavolo intorno a cui si darà un’indicazione chiara sarà quello di Bruxelles. E la spesa previdenziale, non vi è dubbio, pesa in maniera preponderante sui conti dello Stato.

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