Assieme alla Legge sul Made in Italy nasce anche il “Fondo nazionale del made in Italy”, con una dotazione iniziale di 700 milioni di euro a valere per l’anno 2023 e di 300 milioni di euro per l’anno 2024.
A stabilirlo è la stessa normativa in vigore dallo scorso 11 gennaio che – secondo le Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy, contenute nella Legge 27 dicembre 2023 n. 206 – fa chiarezza circa la definizione dei requisiti di accesso al Fondo, nonché le finalità che le imprese italiane sono chiamate a perseguire per poterne fare conto.
Relativamente ai requisiti, si specifica che la loro definizione avverrà con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Minsitro delle imprese e del made in Italy, assieme alla delineazione di condizioni, criteri e relative tipologie di intervento nonché delle modalità di apporto delle risorse da parte degli investitori privati.
Riguardo alle finalità, iniziamo col dire quelli che sono i principi generali perseguiti dalla nuova disposizione normativa e contenuti nell’art. 1 della Legge 206/2023.
Innanzitutto, quello che il Legislatore ha voluto fare è «recare disposizioni organiche tese a valorizzare e promuovere, in Italia e all’estero, le produzioni di eccellenza, il patrimonio culturale e le radici culturali nazionali, quali fattori da preservare e tramandare non solo a fini identitari, ma anche per la crescita dell’economia nazionale nell’ambito e in coerenza con le regole del mercato interno dell’Unione europea».
Tant’è che le misure di promozione e di incentivazione sono coerenti con i principi di sostenibilità ambientale della produzione, di transizione dei processi produttivi verso la digitalizzazione e l’eco-innovazione, in misura necessaria e sufficiente a potenziare e a rendere più efficienti i processi. Quello che, però, si vuole anche evitare è la perdita peculiarità artigianali che caratterizzano il prodotto o l’attività, puntando quindi sull’inclusione sociale, ma anche sulla valorizzazione del lavoro femminile e giovanile e della non discriminazione tra le imprese.
Fonte: gazzettaufficiale.it
Foto di John Schnobrich su Unsplash