16.01.24

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Più “ossigeno” alle imprese italiane con il Fondo nazionale del made in Italy

Assieme alla Legge sul Made in Italy nasce anche il “Fondo nazionale del made in Italy”, con una dotazione iniziale di 700 milioni di euro a valere per l’anno 2023 e di 300 milioni di euro per l’anno 2024.

A stabilirlo è la stessa normativa in vigore dallo scorso 11 gennaio che – secondo le Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy, contenute nella Legge 27 dicembre 2023 n. 206 – fa chiarezza circa la definizione dei  requisiti  di  accesso  al  Fondo, nonché le finalità che le imprese italiane sono chiamate a perseguire per poterne fare conto.

Relativamente ai requisiti, si specifica che la loro definizione avverrà con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Minsitro delle imprese e del made in Italy, assieme alla delineazione di condizioni, criteri e relative tipologie di  intervento nonché delle modalità di apporto delle risorse da parte degli investitori privati.

Riguardo alle finalità, iniziamo col dire quelli che sono i principi generali perseguiti dalla nuova disposizione normativa e contenuti nell’art. 1 della Legge 206/2023.

Innanzitutto, quello che il Legislatore ha voluto fare è «recare disposizioni organiche tese a valorizzare e promuovere, in Italia e all’estero, le produzioni di eccellenza, il patrimonio culturale e le radici culturali nazionali, quali  fattori da preservare e tramandare non solo a fini identitari, ma anche per la crescita dell’economia nazionale nell’ambito e in coerenza con le regole del mercato interno dell’Unione europea».

Tant’è che le misure di promozione e di incentivazione sono coerenti con i principi di sostenibilità ambientale della produzione, di transizione dei processi produttivi verso la digitalizzazione e l’eco-innovazione, in misura necessaria e sufficiente a potenziare e a rendere  più efficienti i processi. Quello che, però, si vuole anche evitare è la perdita peculiarità artigianali che caratterizzano il prodotto o l’attività, puntando quindi sull’inclusione sociale, ma anche sulla valorizzazione del lavoro femminile e giovanile e della non discriminazione tra le imprese.

Fonte: gazzettaufficiale.it
Foto di John Schnobrich su Unsplash

 

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