Allo stato attuale i termini di scadenza dei versamenti delle cartelle e di differimento di notifica degli atti di accertamento è stato prorogato a fine febbraio, ma vi è un chiaro stato di incertezza su quale provvedimento normativo farà seguito alle attuali proroghe.
Tra le molteplici disposizioni normative conseguenti alla pandemia Covid 19 l’art. 157 del D.L. 34/2020 ha sospeso il termine di notifica degli atti di accertamento fino al 31 dicembre 2020 e l’art. 68 comma 1 del D.L. 18/2020 ha sospeso i termini di versamento delle cartelle di pagamento fino alla medesima data.
Le suddette disposizioni, sulle quali tra l’altro pendono presupposti di illegittimità che non è opportuno affrontare in questa sede, sono state oggetto di ulteriori proroghe. In particolare dapprima il D.L. 3/2021 ha prorogato i suddetti termini alla data del 31 gennaio 2021 e successivamente il D.L. 7/2021 ha ulteriormente prorogato tali scadenze al 28 febbraio 2021.
Per effetto dei suddetti provvedimenti per tutto il mese di febbraio non potranno essere notificate cartelle di pagamento, fermi amministrativi e ipoteche e sono vietate nuove azioni esecutive ed il pignoramento degli stipendi.
Inoltre, in conseguenza delle proroghe all’art. 157 del D.L. 34/2020, è stato disposto che tutti gli atti impositivi in scadenza a fine 2020, che originariamente dovevano essere notificati dal primo gennaio 2021 entro la fine dell’anno, dovranno essere notificati non prima del 1 marzo 2021 e non oltre la fine di febbraio 2022.
Tuttavia adesso che la scadenza del 28 febbraio si avvicina, in un momento così critico, non sembra possibile ipotizzare la ripresa delle ordinarie attività di riscossione e accertamento.
In realtà, in un momento in cui l’intera economia nazionale non è mai stata così in difficoltà, emergono diversi orientamenti. In particolare, si ipotizza da una parte che la ripresa della riscossione debba essere accompagnata dallo scaglionamento delle cartelle e da una nuova rottamazione e d’altra parte lo scaglionamento in due anni delle cartelle e la cancellazione di sanzioni e interessi.
Tutto ciò senza tener conto dell’attuale incertezza politica e della fase di avvio dell’attività di un nuovo governo che influirà certamente sul legislatore.
Allora che fare? Forse anziché disporre rimborsi, in alcuni casi superflui, e sospendere l’accertamento e la riscossione delle imposte, poteva essere opportuno disporre l’esonero dal versamento delle imposte per alcune categorie di contribuenti.
Indubbiamente un simile provvedimento avrebbe costituito un aiuto concreto, di facile quantificazione sull’incidenza delle casse erariali.