L’inizio della fase 2 dell’emergenza da Covid-19 ha stimolato in tutti, privati cittadini e operatori economici, una grande voglia di ripartire, di rimettere in campo forza ed entusiasmo che, se sorretti da adeguate misure economiche e finanziarie, porteranno sicuramente buoni frutti.

E quale modo migliore per ripartire se non dalle proprie abitazioni, che sono state custodi delle variegate emozioni di questo periodo? Quale modo migliore per ripartire se non dall’edilizia, che è un comparto fondante della nostra economia, con un occhio di riguardo anche alla tutela dell’ambiente e del territorio? A queste domande potrebbe dare risposte concrete e positive una fra le più attese misure del Decreto di maggio, già battezzata, prima ancora di venire alla luce, “Superbonus per l’edilizia”.

 

 

Una delle misure più interessanti, ma al momento anche più incerte, del tanto atteso Decreto di maggio, è quella che vedrebbe ulteriormente rafforzate le già note misure agevolative dell’Ecobonus e del Sismabonus, al punto tale da conferire loro la nuova natura di Superbonus 2020, e che, come lascia presagire l’appellativo conferitogli, potrebbe avere i benefici effetti di stimolare gli investimenti privati, il Pil e l’occupazione, nonché il ricorso all’uso di energie rinnovabili, perseguendo il virtuoso binomio tra sviluppo e salvaguardia dell’ambiente.

Nella speranza che il Governo confermi le aspettative, entriamo nel dettaglio delle attese novità, auspicando che diventino presto una certezza.

I SOGGETTI BENEFICIARI. I beneficiari diretti dell’agevolazione sarebbero senza dubbio le famiglie che, da subito o in cinque anni, potrebbero recuperare l’intero importo speso per gli investimenti agevolati. Indubbiamente il beneficio si estenderebbe alle imprese chiamate ad eseguire i lavori, e con esse ai lavoratori che potranno tornare a produrre e, a loro volta, ad invertire la rotta dei consumi, con effetti positivi sul Pil e sul gettito.

 GLI INTERVENTI AGEVOLATI. Stando alle proposte in campo, gli interventi agevolati sarebbero quelli di riqualificazione energetica degli edifici, ovvero tutti gli interventi atti ad aumentare il livello di efficienza energetica degli edifici esistenti, quali tipicamente:

  • sostituzione di finestre comprensive di infissi;
  • installazione di caldaie a biomassa e a condensazione di classe energetica A;
  • interventi di coibentazione;
  • riqualificazione totale;
  • installazione di pompe di calore, caldaie, scaldacqua a pompa di calore, schermature solari, sistemi di building automation e collettori solari per la produzione di acqua calda;
  • rifacimento delle facciate;
  • lavori condominiali di efficientamento energetico;
  • installazione di pannelli fotovoltaici;
  • opere di adeguamento sismico.

LA MISURA DELL’AGEVOLAZIONE. L’agevolazione prevista consiste nell’innalzare a 110 la percentuale, finora fissata al tetto massimo del 65% e dell’’85% rispettivamente per l’Ecobonus e il Sismabonus, delle spese detraibili a fronte dei sopra detti lavori che saranno effettuati nel periodo compreso tra il 1/07/2020 e il 31/12/2021. La riduzione del periodo di recupero delle spese sostenute, dagli attuali 10 anni ai 5 previsti, contribuirà a sua volta a potenziare la misura.

IL MECCANISMO AGEVOLATIVO. In prima battuta sarebbero le famiglie ad avere l’opportunità di detrarre dalle tasse, negli anni successivi all’investimento, un ammontare superiore del 10% rispetto alla spesa sostenuta, “guadagnando” questa differenza, ma, nell’ipotesi in cui l’avente diritto fosse “incapiente”, ovvero avesse imposte da versare inferiori rispetto al quinto della spesa sostenuta – cosa non improbabile, considerata la generalizzata contrazione dei redditi -, allora potrebbe cedere il proprio credito d’imposta all’impresa che esegue i lavori tramite il meccanismo dello sconto in fattura. L’impresa esecutrice dei lavori, a sua volta, potrebbe utilizzare il credito a scomputo delle proprie imposte, sempre in 5 quote annuali, o cederlo ad un istituto bancario o ad un’altra impresa che abbia sufficiente capienza fiscale.

La scelta appare abbastanza scontata dal momento che le imprese non lavorano solo per pagare le imposte, o almeno così dovrebbe essere, ma per ottenere dal proprio lavoro la liquidità necessaria per fronteggiare ogni impegno di spesa e, in ultimo, auspicabilmente, la remunerazione dei fattori produttivi impiegati. Inoltre, al fine di velocizzare, in favore delle imprese, l’incasso del credito, è stato ipotizzato che queste, non soltanto possano cederlo agli istituti bancari, cosa prima vietata, ma anche ad altre imprese, sempre legate all’intervento agevolato, senza peraltro alcun limite massimo al numero delle possibili cessioni del credito, in luogo delle due finora consentite.

In questo modo, il credito d’imposta potrebbe circolare velocemente ed illimitatamente ad un prezzo mai inferiore al 100% del valore della fattura.

Se tutto venisse confermato, anche le famiglie che non disponessero delle risorse finanziarie necessarie potrebbero effettuare i lavori di ristrutturazione, le piccole e medie imprese, grazie agli incentivi, vedrebbero aumentare la domanda recuperando tutto o parte del reddito perso nelle settimane di lockdown, gli istituti di credito o le grandi imprese potrebbero acquistare il credito d’imposta dalle imprese che eseguiranno i lavori per pagare meno tasse e lo Stato potrebbe vedere aumentare l’occupazione e il Pil e con essi il gettito fiscale, con ulteriori effetti, non meno positivi, sulla messa in sicurezza del territorio, la riduzione dei consumi e delle emissioni fossili e la produzione di energia da fonti rinnovabili.

Se dunque ci fosse da esprimere un voto, almeno sulle intenzioni, questo non potrebbe che essere 110…., speriamo soltanto che il candidato, all’esame finale, superi la prova e non venga, piuttosto, rimandato a data da destinarsi!

 

 

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