Ci sono due strade da percorrere in questo momento storico segnato da una profonda crisi sanitaria, che si riflette ancora più sull’economia di tutti gli stati, in particolare dell’Italia e del suo Mezzogiorno.
La prima porta i piccoli e medi imprenditori ad abbassare saracinesca o, caso contrario, a presidiare la sede nella speranza di… . La seconda, invece, fa scalo online. Spostare la propria produzione nel megastore di internet potrebbe essere una soluzione alternativa all’impossibilità di vendere. Almeno per ora. Almeno fin quando non ci saremo ripresi dall’onda d’urto del Covid, che farà tremare anche quando la fase emergenziale dal punto di vista sanitario sarà passata.
Infatti, più tempo durerà la crisi, più diverrà fondamentale per i retailer attuare tempestivamente una strategia digitale, con attività di consulenza on line e piattaforme ecommerce per vendere i propri prodotti o la propria consulenza, perché no.
La chiusura forzata della stragrande maggioranza dei negozi fisici ha privato i brand non solo del principale canale commerciale, ma anche del mezzo preferenziale di comunicazione, interazione e rapporto con i clienti.
L’alternativa al canale di vendita fisico, quindi l’online, è oggi oggetto di attenzione da parte di un numero rilevante di catene retail, che ne stanno prendendo in considerazione il potenziale. Questo si è tradotto in un’evidente crescita del trend dell’ecommerce fin dalle prime settimane della pandemia ai suoi esordi.
Andiamo ai numeri. Nella prima settimana dello stato di emergenza, in Italia i dati Nielsen hanno riportato una crescita dell’81% nella vendita di prodotti di largo consumo online ed un’accelerazione di ben 30 punti percentuali, rispetto alla settimana precedente. Confermano il trend anche i dati di Qapla (fornitore di un sistema integrato di gestione spedizioni) riferiti alla metà di marzo 2020 che indicano un incremento mensile superiore al 50% per le vendite online di diverse categorie di prodotto.
In sostanza più tempo durerà la crisi, più diverrà fondamentale per tutti i retailer attuare una strategia digitale e dotarsi di piattaforme ecommerce per vendere i propri prodotti. Cosi come è successo in passato, in occasione di altre crisi, solo le aziende in grado di reagire attivamente ai cambiamenti del mercato ne usciranno più forti e più competitive. Ecco perché sarebbe opportuno pensare anche ad investire in digitalizzazione e ricerca, soprattutto nel Mezzogiorno.
Qualche esempio. Media World utilizza l’homepage del sito aziendale per dialogare con i clienti e comunicare la promozione che prevede la spedizione gratuita per alcune categorie di prodotti.
Il franchising di prodotti per casa Kasanova utilizza il suo ecommerce per rinforzare il messaggio che l’azienda si preoccupa della salute dei propri clienti e per questo motivo ha arricchito l’offerta di prodotti ad alta richiesta, includendoli a catalogo.
Anche nel settore dell’arredo alcuni brand hanno messo in campo strategie di comunicazione digitali e aperto un canale di dialogo con il consumatore in collaborazione con i propri partner. Esempi di come anche un momento imprevedibile e di totale emergenza possa trasformarsi in una opportunità. Ernestomeda e Lago hanno subito puntato sulla consulenza online. Febal Casa ha pure deciso di anticipare il servizio di consulenza gratuita di Interior Design via web, che rientra nel piano di digitalizzazione dell’azienda. L’obiettivo è chiaro: tenere vivo il contatto con il marchio tramite il dialogo con i consumatori, soddisfacendo nuove esigenze di consumo e nuovi segmenti di pubblico.
Traghettare nell’online, indubbiamente, permette di abbattere i costi di esercizio. Vero è che attività ricettive si interfacciano con i cyberutenti a fini esclusivamente pubblicitari poiché, cessando il luogo fisico, cessa l’attività stessa. Ma per la maggior parte degli imprenditori lo scoglio più difficile da superare è la necessità di “possedere” fisicamente la propria impresa e chi vi lavora. L’impresa più importante, però, oggi fa rima con resilienza. Spazio, quindi alle opportunità dell’ecommerce anche in termini di fiscalità.