14.04.20

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In stand-by il debutto del nuovo Codice della crisi d’impresa

Buona parte delle norme contenute nel nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza – successivo solo alla legge fallimentare del 1942 – sarebbero dovute entrare in vigore il prossimo 15 agosto, portando con sé una ventata di novità, come finora non era ancora accaduto. Ma lo scenario, invece, adesso cambia. O meglio, slitta di un anno e 16 giorni.

Il decreto Liquidità ha stabilito, infatti, il differimento dell’entrata in vigore del Codice della crisi, fissandola al primo settembre 2021. Il Governo ha ritenuto inappropriato avviare l’applicazione di uno strumento nato per le crisi “ordinarie” d’impresa in un periodo in cui l’intero tessuto economico è colpito da una gravissima recessione globale causata dalla pandemia, che ha avuto la meglio anche sul Codice destinato a regolare in modo più efficiente la crisi economica delle imprese. E qui sta il nodo.

L’amara realtà palesatasi a diverse aziende non restituisce il quadro di una crisi “ordinaria” poiché assume una valenza globale, senza precedenti. E in una situazione in cui l’intero tessuto economico mondiale risulta colpito da una comprovato forma di recessione, gli indicatori di crisi previsti dal Codice non potrebbero svolgere alcun concreto ruolo selettivo, finendo di fatto per mancare quello che è il proprio obiettivo di allert. Ma si pensa già al post Coronavirus, con l’emanazione di un decreto correttivo (già  in corso di approvazione definitiva) che “raddrizzi” il tiro delle norme del nuovo Codice, con tanto di revisione complessiva degli indici economici del sistema di allerta.

 

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