Potrebbe essere a rischio il cashback di stato: lo strumento, previsto dalla Manovra 2021 è partito lo scorso 1° gennaio, per incentivare gli acquisti nei negozi e al contempo combattere l’evasione fiscale. A mettere in bilico la misura è la necessità di recuperare nuove risorse che possano sostenere le attività costrette a chiudere a causa dell’aumento dei contagi.
Al vaglio delle ipotesi, due alternative su tutte: il ridimensionamento, con la chiusura solo del premio semestrale da 1.500 euro previsto per i 100mila maggiori utilizzatori di carte e app di pagamento che si sono iscritti al cashback di stato o, addirittura, la conclusione anticipata a luglio 2021 dell’intero programma, dopo solo il primo semestre di attività.
VOCI DAL GOVERNO. Si unisce al quadro generale sul futuro del cashback di stato, la proposta del sottosegretario al ministero dell’Economia, Claudio Durigon, di stoppare l’intero programma da luglio, dopo il primo semestre di attività. Alla base di questa ipotesi ci sarebbe l’obiettivo di risparmiare 2,5-3 miliardi di euro che potremmo lasciare al Parlamento per rafforzare le risposte alle categorie in crisi nel decreto Sostegni.
Il meccanismo ordinario funziona su fondi già stanziati che vengono poi usati per i rimborsi maturati dagli utenti. Quindi, la scelta del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, di mettere più risorse per l’acquisto di vaccini nell’ambito del decreto Sostegni, fa in modo da ridurre le risorse a disposizione – pari a 32 miliardi dell’ultimo scostamento di bilancio – per ulteriori iniziative.
Inoltre, anche nella riscrittura del Recovery Plan, da presentare entro fine aprile alle istituzioni europee, il Piano di ripresa e resilienza potrebbe vedere ridotto o totalmente eliminato il cashback di stato.
E in effetti, diversi esponenti della nuova maggioranza si sono espressi a favore dell’eliminazione del cashback, in particolare Forza Italia e Lega. Contrari all’ipotesi di uno stop definitivo solamente i Cinque Stelle.
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